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news]
• 31
MAGGIO 2020 Focus.
Giugno da apripista. Va pianificata la programmazione.
Evitando gli errori passati...
Ormai
si entra nel mese decisivo. Il mese di giugno fungerà
da apripista. Il prossimo 4 giugno infatti si riunirà
il Consiglio Federale per decidere su tante questioni
scottanti. Per la serie A c'è già
la data di una probabile ripartenza (il prossimo
20 giugno). Stesso discorso si profila per la serie
B (stessa data di partenza), con campionati che
dovranno terminare categoricamente il 20 agosto.
La situazione più spinosa riguarda la serie
C. La Lega Pro aveva proposto la stagnazione delle
classifiche, con il blocco delle retrocessioni e
la promozione delle prime tre classificate (Monza,
Vicenza e Reggina), più una quarta squadra
che sarebbe dovuta salire in serie B con la formula
del merito sportivo (graduatoria che portava alla
premiazione del Carpi). Tutto bloccato perchè
il Consiglio Federale di maggio ha bocciato questa
ipotesi ratificata dal presidente Ghirelli in accordo
con la maggior parte delle società di serie
C. Adesso il direttivo della Lega Pro proporrà
di fare disputare playoff e playout, retrocedono
in serie D le ultime in classifica, mentre non cambierà
nulla per le prime tre classificate che saranno
promosse in serie B. Proposta che tuttavia ha creato
non poche polemiche tra qualche società di
serie C, a partire dal Ravenna che accusa che questa
decisione sia contraria ad ogni principio di fairplay
(cozza cioè contro l'etica sportiva e sanitaria),
e si sono accodate anche il Rimini e il Fano, con
una protesta a livello ufficiale da parte dei calciatori.
Pertanto si attendono giorni di suspence. Per questo
motivo il mese di giugno è cruciale per le
sorti della terza serie, per dissipare tutti i
dubbi e per risolvere questo piccante contenzioso. Ma dopo
la decisione definitiva del Consiglio Federale,
si aprirà la strada per programmare il futuro.
Da quel momento in poi si può già
pianificare la prossima stagione. Tra l'altro, mentre
alcune compagini saranno impegnate in campo per
disputare gli spareggi, in casa Gubbio c'è
anche lo spazio e il tempo per programmare il tutto
a tavolino. Una situazione che va colta al volo per
non incorrere nei soliti errori che ci sono stati
nelle ultime stagioni in fase di mercato estivo:
aspettare gli ultimi giorni per stilare una strategia
di mercato, c'è il rischio di ritrovarsi
a prendere calciatori solo all'ultimo momento e
di fretta. Un
esempio? Vedasi la telenovela del centravanti della
scorsa estate che doveva essere Sarao, poi Gondo
e solo per il rotto della cuffia si è ingaggiato
Sorrentino in una operazione che si può definire
letteralmente "last minute". Programmare
significa prendere in tempo le decisioni. C'è
un motto che dice: «Chi prima arriva, meglio
alloggia». D'altronde in casa Gubbio ci sono
da affrontare diverse situazioni complesse. In scadenza
ci sono 15 calciatori (tra prestiti e fine rapporto
contrattuale) che sono in successione: Ravaglia
e Zanellati; Coda, Maini e Zanoni; Benedetti, Lakti,
Meli, Bove, Malaccari, Megelaitis e Ricci; infine
Dubickas, Juanito Gomez e Tavernelli. Sotto contratto
risultano invece in nove, ma in attesa di sapere
se avranno ancora un futuro in rossoblù:
Cinaglia, Bacchetti, Konate, Rafa Munoz, Filippini,
El Hilali, De Silvestro e Sbaffo. Serve lungimiranza,
non il pressappochismo. Oltretutto
va sfruttata una maggiore esperienza accumulata
da Giammarioli (vedi parentesi alla Cremonese) e
da Torrente (con il Gubbio era all'esordio tra i
prof) rispetto a dieci anni fa. La bravura, la pratica,
l'ingegno, l'arguzia, con logica vanno di pari passo
con l'esperienza. L'esperienza è l'insegnante
più difficile. Prima ti fa l'esame, poi ti
spiega la lezione.
• 28
MAGGIO 2020 Giammarioli:
"Già idee chiare. Io e Torrente le
esporremo al presidente. Su Lakti, è presto..."
Quattro
chiacchiere con il direttore sportivo Stefano Giammarioli.
Doveroso partire dal funerale intimo di Simoni,
dove Giammarioli era presente: "Presenza
doverosa. Per via del Covid-19 è stato purtroppo
un funerale ristretto. Il mio gesto importante anche
per la nostra città. Penso che in un contesto
di totale normalità ci sarebbe stata tanta
gente, pure tanti eugubini". Alcuni giorni
fa, in una nostra intervista all'ex presidente Fioriti,
è venuto fuori come era nata l'idea di portare
Simoni a Gubbio. Conferma? "Ma sì.
Mi era venuta questa idea, ci fu un incontro con
Simoni e non lo sapeva nessuno. Dopo un paio di
colloqui lo convinsi, così chiamai Fioriti
dicendogli che avrebbe dovuto parlarci: all'inizio
era incredulo il presidente, ma io gli consegnai
il numero di telefono e gli dissi di chiamarlo direttamente.
Da quel preciso momento è nata la trattativa
finita bene". Così nacque la triade
(Simoni-Giammarioli-Torrente) con risultati che
tutti sanno: "Certo, si formò una
triade con una intesa perfetta. Ma tutto l'ambiente,
dalla società ai tifosi, era bello compatto.
La figura di Simoni era determinante perchè
era servita per limitare le consuete chiacchere
superflue: sapeva tenere tutti a bada".
Lo stesso Fioriti ha aggiunto che della serie B
ha un rammarico: non essere riusciti per poco ad
ingaggiare Maran come allenatore. Lei che ne pensa?
"Andai per davvero per due volte a parlarci
a Vicenza. La terza volta accettò di avere
un incontro qui a Gubbio, ha dormito due notti in
città, ed era venuto anche per visionare
gli impianti sportivi. Riuscì a farlo conoscere
alla società e tutti rimasero entusiasti
di questa figura. Lo spessore di Maran come allenatore
si vedeva solo parlandoci. Purtroppo poi gli arrivarono
altre offerte importanti appena due giorni dopo
(tra cui quella del Varese ndr). Lo chiamò
successivamente anche il Catania in serie A (dove
ha stabilito il record di punti degli etnei toccando
quota 56), e con questo vi ho detto tutto".
In questi giorni noi di Gubbiofans abbiamo intervistato
anche l'attaccante Bazzoffia, ci ha detto che ci
fu pure un interesse della Samp. Questa è
una notizia, davvero? "Ok, vi racconto una
cosa simpatica. A fine partita con la Sampdoria
in serie B giocata a Gubbio, l'allora diesse doriano
Sensibile ebbe un contatto telefonico con il figlio
che gli chiese la maglia di Bazzoffia. Quando mi
chiese la maglia rimasi stupefatto. Da lì
ho capito che c'era un interesse, facile che parlarono
con il calciatore". Torniamo all'attualità.
Come pensa che finirà questo campionato?
"Credo che alla fine si faranno solo i playoff.
Probabilmente ci saranno anche alcune retrocessioni
dirette. Però si stanno creando troppe polemiche.
Fare delle previsioni non è facile, dietro
ci sono tanti interessi e pressioni". Mentre
il Gubbio come si muoverà questa estate nel
mercato? "A livello professionale, nel mio
ruolo non ci si ferma mai. Perciò ho visionato
anche tanti calciatori in video. In questo momento
tuttavia è prematuro fare una programmazione.
Per ora, pertanto, c'è solo un pour parler".
Capiamo che ci sarà anche tanto da lavorare
perchè molti calciatori vanno in scadenza
(ben 15), da Gomez a Coda, non è vero? "Come
no? Anche Tavernelli o Megelaitis, per dirne alcuni.
Chiaro che con Torrente mi sono già visto
e abbiamo parlato: abbiamo delle idee molto chiare.
Tutto questo va affrontato con il presidente perchè
si dovrà integrare con il budget e con le
esigenze aziendali. Ma ribadisco, le idee sono molto
chiare e le esporremo a Notari". Le sirene
di mercato per Lakti da Pescara in serie B, che
ne pensa? "Ora il mercato lo fanno soprattutto
i giornalisti. A parte la battuta. Ancora è
presto".
• 27
MAGGIO 2020 Da
meteora a Gubbio, al centro dell'attenzione adesso:
Minnozzi in gol, lo cerca ora il Carpi
Vi
ricordate Matteo Minnozzi? Non sappiamo se qualcuno
lo tiene in mente. Ma era l'estate 2015, il Gubbio
proveniva dalle ceneri di una cocente retrocessione
nei dilettanti, in una situazione calda che si trascinò
per tutto l'arco estivo quando c'era la speranza
(poi sopita) di un possibile ripescaggio in Lega
Pro. Una squadra che doveva essere costruita daccapo
per provare a risalire la china dove fu chiamato
Magi. Dall'Ascoli giunse in prestito un giovane
attaccante, classe 1996, appunto era Matteo Minnozzi.
Poche le apparizioni, tre da titolare con Gavorrano,
con il Sansepolcro e nel derby di Gualdo contro
il Gualdocasacastalda. Qualche scampolo di partita
da subentrato, con una unica rete segnata nella
trasferta di Ponsacco. Poche presenze (otto in tutto)
ed un solo gol realizzato. Così che a dicembre
2015 fu ceduto al Castelfidardo. Poi ha ricominciato
dall'Eccellenza marchigiana prima tra le fila del
Montegiorgio e poi con il Porto d'Ascoli dove si
fece notare con 28 reti (in 20 presenze), infatti
nel 2018 viene ingaggiato dalla Sambenedettese in
serie C, ma non ha fortuna (solamente tre presenze
con gli adriatici). A novembre del 2018 va a Tolentino
segnando 13 reti in 22 presenze in Eccellenza e
arriva la promozione in serie D. In questa stagione
si fa notare ancora realizzando 14 reti (in 22 presenze).
E a quanto pare si è fatto notare di nuovo.
Adesso si è scatenata una vera asta. In particolare
c'è un forte interesse da parte del Carpi,
società presente nel girone del Gubbio. Il
direttore generale degli emiliani è Stefano
Stefanelli, di Pergola, ex attaccante di Vis Pesaro,
Fano, ma ha giocato pure a Gubbio dal 1999 al 2001
con Donati e Dal Fiume in panchina. L'interesse
concreto viene scritto a chiare lettere dal quotidiano
marchigiano «Corriere Adriatico», notare
il link.
Una notizia che era stata scritta anche dal portale
web Tuttoc.com in queste ultime ore. Mentre nel
girone ci sono già alcune ufficialità:
il Modena ha prolungato per un'altra stagione il
contratto al tecnico Michele Mignani che a giugno
va in scadenza, rinnovato il rapporto anche con
il vice Simone Vergassola. Mentre a Piacenza lascia
il ruolo di allenatore Arnaldo Franzini dopo cinque
stagioni sulla panchina dei biancorossi.
• 26
MAGGIO 2020 Fioriti:
"Simoni ha lasciato il segno. In C1 fu calcio
spettacolo. In B, se ci fosse stato Maran..."
La
scomparsa di Simoni, l'evento ha avuto un vasto
eco. Quando era a Gubbio, a quei tempi, come presidente
c'era l'imprenditore Marco Fioriti. Ebbene, oggi,
proprio con l'ex patron, parliamo di Gigi e come
arrivò a Gubbio: "Abbiamo vissuto
anni indimenticabili insieme. Non per me, ma per
tutta la città di Gubbio. Un uomo che ha
lasciato il segno, prima dell'allenatore c'era l'uomo
straordinario che è venuto a Gubbio con l'umiltà
che lo ha sempre contraddistinto nella sua vita.
Non arrivò per i soldi, ma solo perchè
aveva sposato la nostra causa e il progetto. Ci
teneva al rapporto con le persone e da subito c'è
stato feeling. Persona semplice, ma con la dote
di essere un grande comunicatore: bastava guardarlo
in faccia e sapeva trasmetterti le sue idee e con
la sua pacatezza in tre anni ha sempre cercato di
tenere le fila di tutto. Ha sempre lavorato sempre
per un obiettivo, per noi nel quotidiano è
stato un crescendo continuo dal punto di vista professionale.
Lui faceva il direttore tecnico ed io ero il presidente,
entrambi avevamo un ruolo strategico. Fu davvero
il nostro valore aggiunto". Ma come è
nata questa pazza idea di ingaggiare Simoni? "Non
avrei mai creduto che potesse succedere. Era il
personaggio dei sogni. A Gubbio abbiamo avuto Fulvio
Pea (ragazzo straordinario) che conosceva bene Simoni
e poi lo conobbe pure Giammarioli. Lo stesso Giammarioli
un giorno mi disse se c'era la possibilità
di portarlo a Gubbio ed io risposi: «Che domande
sono? Magari fosse, ma non ci credo». Tutto
nasce da una telefonata durata quattro ore, dopo
che Giammarioli aveva già spianato il terreno.
Trovammo l'accordo che non fu economico e lui voleva
portare avanti una missione: gli dissi che si sarebbe
innamorato di Gubbio e degli eugubini (che sanno
trascinarti), e lui è stato esemplare perchè
non si tirava mai indietro quando ogni persona lo
incontrava. Era diventato uno di noi, tanto per
essere espliciti". E l'ex presidente racconta
il suo percorso nello specifico: "Il primo
periodo non fu roseo, con la Giacomense (nel 2010
ndr) ci fu la svolta: poco prima in hotel a Ferrara
mi disse che c'era bisogno di parlare con la squadra,
così andai insieme a lui con Giammarioli
e Torrente chiudendoci in una sala quaranta minuti
prima della partita. Da quel momento è scattata
la molla con l'escalation di vittorie verso la promozione
ai playoff a San Marino. In serie C1 poi ci fu un
approccio drammatico con la cinquina di Cremona,
però poi con una squadra giovane facemmo
davvero un campionato straordinario giocando un
calcio spettacolare. Si creò una mentalità
vincente in tutta la struttura, dall'allenatore
al direttore, tracciando la strada verso una stagione
memorabile. Non avevamo nemmeno le risorse, noi
facevamo campionati sempre con somme molto basse.
Ma Simoni già aveva predetto tutto contro
l'immaginario generale perchè alla presentazione
disse: «Non sono a Gubbio per fare la comparsa,
ma per vincere». Eppure siamo stati pure capaci
di contestarlo alla fine dell'anno della serie B.
Voglio dire che al di là della retrocessione,
la stagione in serie B non si dimenticherà
mai per gli eugubini. Forse potevamo fare il grande
salto. Due errori ci furono fatali: la scelta di
prendere Mastronunzio a gennaio; mentre in estate
dovevamo prendere Maran (e non ci accordammo per
una stupidaggine), invece la scelta ricadde su Pecchia
(e il vice Porta) ma si rivelò sbagliata.
Un peccato perchè con la salvezza si poteva
fare un altro tipo di discorso. E vorrei aggiungere...".
Prego, dica? "Proprio in questi giorni ho
fatto delle considerazioni: sono nel Gubbio da 16
anni, negli ultimi sei anni sono consigliere. Ho
avuto momenti molto belli, ma abbiamo combattuto
tante battaglie. Non sono mai scappato. Sono sempre
lo stesso di quando i tifosi mi chiamarono a casa
mia per acquistare il Gubbio, eppure in serie B
gli stessi mi insultarono. Eppure si è mantenuta
la continuità nel professionismo: ho messo
passione, entusiasmo e sacrifici economici. Poi
c'è stato un passaggio di consegne nel ruolo
di presidente, tanti banditi si erano fatti avanti
e invece ho preferito dare tutto a Sauro Notari:
autentico eugubino doc altrettanto passionale,
tiene molto all'onore della piazza e bisogna dirgli
solo grazie per quello che fa: nel suo operato viaggia
in autonomia, ma io sono sempre al fianco del presidente".
• 25
MAGGIO 2020 Bazzoffia:
"Simoni era un secondo padre. Mi voleva
la Samp. Giocavamo ad occhi chiusi..."
Come
non ricordare il maestro, Gigi Simoni. E come non
ricordare che a Gubbio aveva un pupillo. Ci ricordiamo
che aveva un debole per Daniele Bazzoffia. L'attaccante
umbro lo ricorda così: "Simoni mi
aveva visto la prima volta in serie C2 e ha creduto
subito in me. Ancora mi ricordo che il primo giorno
che arrivò a Gubbio ci fu una amichevole con
la Berretti, feci bene la partitella e mi buttò
subito nella mischia la domenica seguente (il 1
marzo 2009 ndr) a San Marino dove perdevamo per
2-0 e nella ripresa ribaltammo il risultato sul
3-2. Piano piano rigiocai visto che prima con Beoni avevo
avuto poco spazio. L'anno dopo volevo restare
ma il diesse dell'Arezzo, era Ceravolo, non mi fece
rimanere in rossoblù perchè mi voleva
mandare a Catanzaro. Nel 2010 invece ritornai a
Gubbio grazie a Simoni e Giammarioli. Che dire Gigi
mi stimava molto. Feci una bella annata, a parte
l'infortunio, ma devo dire che Simoni e Torrente
ci credevano sempre in me. Mi ricordo un aneddoto...".
Prego dica? "C'era un periodo che sbagliavo
spesso i gol, Simoni mi stimolava di continuo. Mi dava
sempre tanti consigli, mi diceva di cercare di piazzarla
e di stare tranquillo. Ogni martedì mi aspettava
agli allenamenti, non si spiegava come dopo belle
progressioni non riuscivo a centrare la porta. Che
dire, Gigi ha fatto davvero tanto per me. In serie
B mi sono tolto questo peso perchè giocavo
più esterno, ero più un assist-man
piuttosto che una punta centrale: mi restava più
facile e andai benissimo. E lì Simoni mi
coccolava per davvero". In che senso? "Ancora
ricordo un episodio: in un raduno pre-partita parlava
con tutti i calciatori per dire cosa dovevano fare
in campo, quando è arrivato il mio turno
mi lasciò per ultimo e mi disse davanti a tutti:
«Bazzoffia sa già tutto, sta facendo
tutto bene e lasciamo stare così».
Sono cose che mi sono restate dentro. Mi aiutò
in un'altra occasione...". Ovvero? "Mi
ritrovai in scadenza di contratto ed io mi confidavo
sempre con Simoni: avevo tante richieste dalla serie
A, tra le quali dal Chievo, Sampdoria, Catania,
pure dal Reading dell'Inghilterra. Lui sapeva anche
tranquillizzarti e così restai".
Che dire, la sua partita più bella nella
serata con vittoria sul Torino per 1-0 dove Bazzoffia
fu l'assist-man di Ciofani? "La più
bella partita in vita mia, Simoni era in panchina
e nessuno pensava che potessimo vincere. Una serata
bellissima con una cornice stupenda".
Ora, che cosa si sente di dire a Simoni che è
volato in cielo? "Persona fantastica, gentile
con tutti, sempre parole buone e tanti consigli
per ognuno di noi. Era un allenatore, un dirigente,
ma soprattutto è stato un secondo padre nello spogliatoio".
Ultimamente abbiamo ricordato l'anno della promozione
in serie B, tutti dicono che era una famiglia, vero? "Sì, sì. Noi giovani
come tanti bambini, i nostri fratelli più
grandi erano Farina, Briganti, Sandreani e Boisfer. Come
tante brave pecorelle che seguivano i pastori Torrente
e Simoni. Che dire, ci ritrovavamo ad occhi chiusi,
con una facilità nel giocare e creare mai
vista". Ora a Gubbio ci sono di nuovo Giammarioli
e Torrente: "E già parti
con un diesse e allenatore di rilievo, con loro
due si parte avvantaggiati perchè c'è
sintonia. Sono un'arma in più e sono sicuro
che faranno benissimo. Ma che dire di Juanito Gomez?
Ancora vola, attaccante di qualità pazzesca".
• 24
MAGGIO 2020 L'ultimo
saluto al "maitre a penser" e le sue parole
sagge: gentiltecnico fuori dal comune
Maestro,
padrone, signore. Un maitre. Ma l'espressione più
adatta è maitre a penser. Che tradotto in
maniera testuale è il maestro di pensiero.
Una persona di grande prestigio che con le sue idee
e il suo modo di fare ha esercitato una forte influenza
culturale nell'ambiente calcistico. Una guida morale
e intellettuale, oltre che un allenatore e un dirigente.
Quel volto gentile del calcio italiano. Pure Ronaldo
lo ricorda così oggi: "Un direttore
d'orchestra, con quel sorriso, con la sua voce sempre
calma, con i suoi consigli preziosi".
Una vita da protagonista, ma sempre nel rispetto
degli avversari e con un forte legame per le società
con le quali ha lavorato. Di certo è stato
uno degli allenatori più amati, grazie alla
sua sensibilità e ai modi gentili, nell'autenticità
di porsi nel modo giusto anche nei momenti più
difficili. Cose che non si dimenticano. Come non
dimenticano i tifosi di Gubbio che allo stadio in
sua dedica hanno esposto uno striscione con scritto:
«Uomo vero. Umile di vecchi valori. Gigi Simoni
sempre nei nostri cuori». D'altronde i suoi
risultati sono alla portata di tutti. Gigi Simoni (con
la carica dirigenziale da direttore tecnico in rossoblù)
ha vinto due campionati, compreso l'approdo impensabile
in serie B. Nell'ultima apparizione a Gubbio, nel
giugno 2016, disse ai nostri microfoni: "A
Gubbio nel nostro piccolo abbiamo fatto ottime cose,
abbiamo lavorato bene perchè ci è
stato permesso di lavorare bene e i tifosi veramente
ci hanno sempre sorretto. Per me resta uno dei momenti
della mia carriera più belli. Nel mio lavoro
non conta evidenziare le categorie o le squadre.
Mi ricordo dell'Inter e della vittoria in Coppa
Uefa, ma mi ricordo anche di San Marino dove con
il Gubbio si
è vinta la serie C2, come ricordo volentieri
quando mi trovavo a Carrara o Mantova. Perciò
Gubbio è stato un periodo importante per
la mia carriera, una realtà vera dove c'è
il contatto con la gente e per questo vorrei ringraziare
Giammarioli".
Ma andando indietro nel tempo abbiamo ritrovato
nel nostro archivio news le ultime parole di Simoni,
prima di lasciare Gubbio, datate 8 giugno 2012.
Disse testualmente: "Qua
a Gubbio ho passato degli anni magnifici. Con Giammarioli
c'è stato un rapporto splendido: siamo stati sempre assieme. Peccato solo
l'ultimo episodio che
non deve inficiare il passato perchè Gubbio ha raggiunto vertici mai
raggiunti: diciamocelo, la serie B era un sogno. Forse in serie B dovevamo avere un
atteggiamento diverso: la crescita non era delineata perchè abbiamo
vinto troppo in fretta la Lega Pro. Abbiamo fatto tanti errori ma ha
sbagliato anche la società che ha cambiato sei allenatori e poi non
siamo stati neanche fortunati durante la stagione. La città di Gubbio mi ha trattato come un
principino e mi ha criticato solo quando ho sbagliato. Mi sono
affezionato e resterò sempre legato a Gubbio. Statemi
tutti bene, qui sono stato bene".
Ciao Gigi, grazie di tutto, grazie di cuore.
• 22
MAGGIO 2020 Addio
a Simoni il gentiluomo. Giammarioli: "Gli
devo tutto". Torrente: "Fuoriclasse
di uomo"
Ne
abbiamo conosciuta di gente perennemente con la
puzza sotto il naso, condizionata da una certa irrefrenabile
spavalderia, così spocchiosi e presuntuosi. Purtroppo
è capitato anche nel nostro piccolo, nella Gubbio Calcio. Invece un giorno abbiamo conosciuto
un uomo, con una carriera invidiabile alle spalle,
che si è presentato a Gubbio con una semplicità
disarmante. Un professionista vero, con tanti risultati
ottenuti. Abbiamo avuto la fortuna di
conoscere l'uomo, di una saggezza incredibile, che
mai ci saremmo aspettati. Purtroppo è un
giorno triste perchè se ne è andato
Gigi Simoni, all'età di 81 anni: era stato
colto da un ictus lo scorso giugno, ha lottato per
mesi, alla fine si è spento, in punta di
piedi,
nella semplicità che lo ha sempre contraddistinto.
Per questo raccontiamo un aneddoto, che ci siamo tenuti
dentro il cuore in tutti questi anni. La sua gentilezza
era immane anche verso i bambini: un giorno mi trovai
allo stadio con mia figlia che aveva appena 4 anni,
lui si girò e mi chiese se poteva accompagnarla
in campo, così la prese con tenerezza per
mano e ci rimase tutto il tempo durante gli allenamenti. Un gesto
con una genuinità
spontanea: non nego che rimasi colpito. Credo che non
ci sia altro da aggiungere. Il Gubbio perde un pezzo
di storia. Con Simoni nel ruolo di direttore tecnico,
il Gubbio è riuscito a vincere due campionati
di fila, portandolo in serie B. Poi nella cadetteria
lo stesso Simoni è stato anche allenatore
della squadra eugubina e si ricorda ancora la storica vittoria
sul Torino per 1-0 con rete di Ciofani. Tanti ricordi,
tanti flash. Ma ecco cosa dicono alcuni protagonisti
di quella magica avventura con Gigi Simoni. Abbiamo
contattato il direttore sportivo Stefano Giammarioli
e ci dice: "Lo sanno tutti: gli devo tutto.
Il mio rapporto con Gigi non era solo lavorativo,
ma esisteva un rapporto umano e personale, familiare
e confidenziale. Abbiamo passato tanti anni insieme
tra Gubbio e Cremona, mi ci ha portato lui. Per
me è stato un onore portarlo a Gubbio, una
grande soddisfazione per me e per la città.
Almeno la mia città ha potuto conoscere qual
è il calcio vero. Pertanto gli devo tutto
a livello di professionalità. Mi ha insegnato
davvero tanto. Ora mi resta difficile aggiungere
altro". L'allenatore Vincenzo Torrente
invece ricorda così Simoni, ci dice testualmente:
"Un fuoriclasse come uomo. Un giorno triste.
Per me è stata davvero una persona speciale. Ha sempre
creduto in me come allenatore e mi ha dato pure
l'opportunità
di allenare nei professionisti. Un uomo dallo spessore
umano incredibile, al di là del ruolo di
allenatore o di dirigente che ricopriva. Un vero signore. Credo di avergli dato delle
belle soddisfazioni, soprattutto a Gubbio. Lui mi
disse un giorno che io ero riuscito a farlo emozionare
e divertire, e facemmo un qualcosa di
straordinario". L'ultima apparizione a
Gubbio di Gigi Simoni ci fu nel giugno 2016, una
serata speciale, nel Gran Galà del Calcio
Eugubino.
• 21
MAGGIO 2020 Lakti,
il Pescara bussa alla porta della Fiorentina. Serie
C, è scontro tra Figc e Lega, ma...
Toc
toc. Chi è? Apri la porta. Se il campionato
è fermo, non di certo si sono fermate del
tutto le idee e le trattative. Cominciano a farsi
avanti anche delle proposte. In queste ultime ore
c'è interesse verso un nome in forza nei
rossoblù. Si tratta del mediano Erald Lakti
che, va precisato, si trova a Gubbio con la formula
del prestito dalla Fiorentina. Pochi giorni fa sul
centrocampista albanese si era interessato il sito
Tuttomercatoweb.com quando ha tirato fuori la notizia
che il Pescara sta osservando il calciatore viola.
Notizia che viene confermata dal portale web Firenzeviola.it
e a quanto pare la società adriatica ha bussato
veramente alla porta della Fiorentina. Tutto questo
si evince dalle parole pronunciate dal direttore
tecnico dei pescaresi, Giorgio Repetto, intervistato
proprio dal sito viola. Su Lakti, afferma alla precisa
domanda: "Non lo conosco molto bene come
calciatore. So che c'è un interesse da parte
del nostro club nei suoi confronti, ma non lo sto
seguendo io". Perciò, che ci sia
stato già un approccio è tutto vero,
e il Dt dei biancazzurri tuttavia ha aggiunto che
c'è un interesse verso un altro calciatore
dei viola, ovvero il terzino Gabriele Ferrarini,
attualmente in prestito alla Pistoiese. Pertanto
ci sono sirene per il giovane Lakti (classe 2000)
per un probabile salto di categoria, dopo questa
prima esperienza tra i professionisti con il Gubbio
in questa stagione, con l'interesse della formazione
dei delfini allenata da Nicola Legrottaglie. Intanto
tiene banco la polemica dopo il responso del Consiglio
Federale che cozza fortemente con il volere della
Lega Pro: ormai è scontro aperto tra Gravina
e Ghirelli. Stanno volando pure stracci. Ci
sono 53 società (su 59) che all'assemblea
di Lega Pro avevano votato per lo stop del campionato.
Ma a quanto pare, il Consiglio Federale, ha ceduto
alle pressioni di otto società di C che hanno
inviato delle lettere direttamente alla Figc per
far proseguire il campionato. Una situazione che
ha creato una spaccatura forte perchè molti
presidenti si sentono calpestati da una decisione
presa dall'alto che va controcorrente verso una
votazione condivisa. Umore che rispecchia quanto
detto pure dal patron del Gubbio, Sauro Notari,
ai nostri microfoni mercoledì sera (vedi
intervista a seguire). Del resto una ripresa comporterebbe
problematiche non di poco conto. I contratti in
scadenza a giugno verrebbero prolungati fino al
31 agosto (compresi i prestiti) e molte società
non vogliono accollarsi un esborso ulteriore. Inoltre
c'è un problema logistico sanitario: secondo
una stima della Lega, adesso servirebbero 55000
tamponi e 20000 test sierologici per i club di terza
divisione. Non si esclude uno sciopero generale.
Una forte presa di posizione proviene dai medici
di serie C contro la Figc, all'Ansa hanno dichiarato:
«Protocollo irricevibile, pronti ad iniziative
clamorose». Piccola apertura negli ultimi
minuti del presidente Gravina verso la Lega Pro:
«Si riprenderà solo se i protocolli
saranno attuabili. Altrimenti avanti solo con playoff
e playout». Così riporta Tuttomercatoweb.
• 20
MAGGIO 2020 Notari:
"Al via? Improponibile. La linea condivisa
dei presidenti va rispettata. Senza medici..."
Quando
si dice che non c'è coerenza. Un paese dove
ognuno contraddice l'altro. Il Consiglio Federale,
dopo la riunione appena conclusa, ha diramato la
decisione di fare riprendere i campionati di serie
A e B, ma anche di serie C, da concludere il 20
agosto. Quindi si cerca la regolare prosecuzione
dei tornei professionistici. Solo, qualora, la ripresa
non sarà possibile, si cambierà format.
Ma il presidente della Lega Pro, Ghirelli, fa sapere
che conta il parere dell'assemblea dei presidenti
di serie C, perciò non è intenzionato
a fare ripartire tutto. Regna il caos. Allora,
noi, sentiamo il parere del presidente
Sauro Notari. Ecco cosa ci dice a riguardo: "Per
me una ripresa è improponibile. Sono inoltre
convinto che il campionato ufficialmente non riparte.
Ognuno può dire ciò che vuole, ma
sono dell'idea che non si riprende. Questo è
quello che penso io, poi si vedrà".
Ma se arrivasse un ordine per tornare a giocare? "Lo
ribadisco, sono del parere che non si gioca".
É venuto fuori che potrebbe essere modificato
pure il mercato estivo e per le società la garanzia
fideiussoria sarà di un importo di 350 mila
euro, ma lei che ne pensa? "Posso essere
d'accordo su tutto, ma c'è un però...".
Prego, dica? "Dobbiamo essere tutti d'accordo
e si deve proseguire con le dovute precauzioni,
con una linea uniforme per tutti. Per andare avanti,
compreso il discorso delle fideiussioni, deve esserci
condivisione. La decisione va presa da tutti e non
da poche persone. Dico questo perchè forse
qualcuno non ha capito quale siano le reali problematiche
del 95% delle società di serie C. Non mi
va davvero che qualcuno metta avanti i propri interessi.
Così non si va da nessuna parte. Perciò,
il campionato di serie C non può riprendere".
In poche parole è d'accordo con il presidente
Ghirelli che contraddice Gravina, giusto? "Assolutamente,
sono d'accordo con Ghirelli: si è portata
avanti una linea in assemblea ed è la stessa
linea che ho sempre sostenuto. Perciò
è inutile dire che si ricomincia, ci devono
essere le basi. C'è stato già un
voto e si è votato che non ci sono i presupposti
per ricominciare: perciò il 90% delle società pure
adesso sono del parere di fermarsi, solo
quel 10% vorrà riprendere ma solo per interessi economici
e per raggiungere un obiettivo". Il dottor
Corbucci, in una nostra intervista, ha precisato
che
seguire un protocollo così articolato costerebbe
ad una società addirittura fino a 400 mila
euro: "Appunto, il tutto
non è gestibile. Onestamente tutti i medici
sono impegnati pure per combattere il coronavirus
adesso. Il dottor Corbucci oltretutto ha dichiarato
che vuole dimettersi in caso di ripresa in questa
fase. Perciò, di conseguenza, mi dicano cosa
dovrei fare. Si può andare avanti senza medici?
Mi fanno perdere la partita a tavolino? Voglio dire,
si ricomincia se è tutto a posto, ma qua
non esistono le premesse. Ed io, d'altronde,
resto fermo sulla mia posizione. Penso che saremo
in tanti come presidenti".
• 19
MAGGIO 2020 Bartolucci:
"Ancora oggi, parliamo quel linguaggio.
Quella squadra costruita in laboratorio..."
Quando
si dice che viene riconosciuta l'umiltà nel
fare. L'esempio è quello di vedere
il terzino destro Giovanni Bartolucci votato nella
Top 11 della squadra rossoblù dai tifosi.
Ma Giovanni, che ne pensa? "Da non crederci. Un bellissimo regalo.
Come miglior terzino della storia del Gubbio. Non
so neanche di meritarlo. Questo però significa
di aver dato qualcosa alla città, ho dato
il meglio della mia carriera calcistica. Probabilmente
ha influito di aver giocato con la squadra che poi
è finita in serie B. Inoltre si era creato
con me un ottimo rapporto con tutto il popolo eugubino".
Forse è stata premiata anche la persona:
diligente, generosa e mai fuori dalle righe? "Penso
di essere stato premiato pure per questo, non lo
nego. So che le persone eugubine mi volevano bene
non solo per come giocavo ma anche per la persona
che ero. Fa piacere". Quella squadra della
promozione era forte. Tutti dicono che il segreto
era la vostra unità stile familiare, conferma?
"Non è un caso che si è fatto
un gruppo whatsapp tra di noi". Ci è
stato detto dai suoi ex compagni, bello no? "Assolutamente
sì. Ma posso aggiungere che lì è
venuto fuori di tutto". In altre parole?
"Sono venuti fuori tanti post con tutti i gol
e le azioni di quella splendida stagione. Curiosamente
è venuto fuori il linguaggio che si parlava
proprio quell'anno". Ma davvero, a distanza
di nove anni? "Sì, vero, e pure adesso
ci si ricorda cosa si doveva fare in campo".
No, questo è incredibile, come è possibile?
"Eppure sì, è tutto vero. Tutti quanti noi
che abbiamo vissuto quella esperienza ricordiamo
ancora tutto. Pensare che altri calciatori poi hanno
giocato in altri palcoscenisci e hanno avuto altri
allenatori. Eppure, tutti ancora si ricordano che
in quella situazione si doveva fare questo e in
un'altra quest'altro. Questa è magia".
Beh, qualcosa di inusuale lo è, giusto? "Una
magia, lo ribadisco. Ma il merito è stato
assolutamente del mister Torrente, in primis, che
ha dato tantissimo. Ma credo che noi ci fidavamo
talmente tanto del mister che, qualsiasi cosa ci diceva,
noi la facevamo: l'ho sentito anche poco tempo fa
e glie l'ho detto. Se ci avesse detto di buttarci sotto
un ponte, noi eseguivamo l'ordine. Questa è
stata la chiave di tutto: c'era un faro guida, una
voce dalla quale tutti noi ci fidavamo ciecamente.
Mister Torrente ci diceva una cosa e tutto il gruppo compatto
era disponibile ad eseguire. Questo
succedeva al 120%. La fiducia che riponeva in noi
l'allenatore, su tutti, ha fatto il resto. Persone
che avevamo fame, eravamo serie, con un obiettivo
univoco: livello di professionisti molto alto direi.
Questo ci rendeva coesi, al di là che ognuno
poteva avere un carattere diverso. Non si vedeva
l'ora di andare a mangiare tutti insieme. Con un
ambiente sano intorno, staff, addetti ai lavori,
società, tifosi e pure voi giornalisti: io
mi sentivo tutelato in ogni momento. Il popolo eugubino
è verace: mi sentivo a casa, non mi sono
mai sentito un estraneo". E il calciatore
più forte? "Non è facile scegliere.
Lamanna, Gomez, Sandreani (intelligente e tattico),
Briganti, dovrei fare una lista infinita. Era la
squadra perfetta, sembrava veramente creata in laboratorio".
• 18
MAGGIO 2020 Corbucci:
"Sport di contatto continuo. Costi e responsabilità,
così no. In caso, mi dimetto..."
Tempo
di protocolli, tempo di un futuro incerto per la
serie C. La pandemia stravolge tutto il palinsesto.
Parliamo con il dottore della Gubbio calcio, il
professor Giangiacomo Corbucci. Sentiamo innanzitutto
cosa pensa di questo protocollo molto contestato,
che ne pensa? "In teoria, in linea di massima,
il protocollo potrebbe essere valido. Però
non è applicabile in Lega Pro".
Per una questione di costi o di fattibilità?
"Ci rientrano entrambe le questioni. Infatti
se qualcuno vuole applicare in maniera corretta
il protocollo, come minimo viene a costare da 300
ai 400 mila euro". Davvero, così
tanto? "Eh sì è, ma è
normale. Vari ritiri, alberghi confiscati per un
mese, con l'interessamento di 50 persone tra staff
e tutti gli addetti. In aggiunta vanno considerate
tutte le analisi e i tamponi da fare. Un lavoro
enorme e molto articolato direi. A livello logistico
poi per la Lega Pro è impossibile".
Perciò solo in serie A può essere
percorribile? "Ma non credo per tutte le
società. Proprio alcuni giorni fa parlavo
con dei conoscenti che lavorano nel Brescia e a
quanto pare non c'è intenzione ad aderire
a quel protocollo. Adesso infatti si sta pensando
di rivisitarlo: potrebbe diventare più
accettabile. Però c'è un'altra questione
che va affrontata...". In altre parole?
"C'è una responsabilità penale
del medico. Come si fa a prendersi una responsabilità
per un discorso così ampio e articolato del
genere. Quando si prende il Covid-19 non è
possibile stabilire in quale circostanza un tesserato
può essere stato contagiato. Tutto un contesto,
aggiungo, che va fuori logica". Perciò
è d'accordo di fermare tutto adesso, giusto?
"Lo dissi in tempi non sospetti, a febbraio".
Ce lo ricordiamo, in una nostra intervista tra l'altro,
ma ad oggi qual è il suo giudizio? "Mi
ricordo ancora quando dicevano che era una banale
influenza. Ma neanche per sogno. Tuttavia è
pur vero che al momento il virus si sta per quietare
un po', probabilmente ha avuto qualche mutazione.
Per questo motivo sembra meno aggressivo. Però
è sempre contagioso e quindi si deve andare
con calma". Sorge spontanea un'altra domanda:
in una situazione di distanziamento, come è
possibile un gioco di contatto? "Certo:
è un gioco di contatto, dai. Tutti gli sport
di contatto sono a rischio. Gli sport individuali
si possono anche fare, anche senza pubblico, come
il tennis. Ma nel calcio no, sport di contatto stretto
e continuo". Ultima domanda, provocatoria.
Nel caso in cui arrivasse un ordine dall'alto che
si debba concludere il campionato in C, anche tra
un mese o più avanti, il dottor Corbucci
cosa risponde? "Mi dimetto". Prego,
può ripetere? "Assolutamente sì,
sono pronto anche a dimettermi dal mio incarico.
Ma non sarei il solo. Vedo che il dottore Mazzarella
del Trapani già si è dimesso per questo
motivo. Ognuno la vede a modo suo. Ma questa è
la mia opinione. Per me è una questione anche
di etica professionale".
• 17
MAGGIO 2020 Focus.
Calcio e... quella triste esultanza con il gomito.
Il calcio che verrà dopo la pandemia
Come
è strano il calcio, ma soprattutto come sarà.
Questa pandemia ha cambiato le carte in tavola e
per un periodo di tempo non vedremo più quel
calcio che tutti hanno ammirato. Un assaggio, un
reale assaggio, ci arriva dalla Bundesliga. Il campionato
tedesco è ufficialmente ripartito. Con nuove
regole è davvero tutto surreale. Allucinante.
Basta vedere alcune immagini che ha pubblicato La
Gazzetta dello Sport.
Controllo selettivo e categorico con il termo-scanner
prima dell'entrata allo stadio, tutti equipaggiati
tassativamente con mascherine, calciatori, ma pure
gli steward sugli spalti. Entrata in campo per il
pre-riscaldamento con mascherine, pure i cameramen
a bordocampo. L'unico momento di respiro quando
si entra effettivamente in campo per giocarsi la
partita. Ma anche qui, in questa fase, preventivamente,
va eseguito un protocollo: vanno sanificate le panchine
con uno spruzzino apposito, così come il
pallone che viene sterilizzato con cura. Postilla:
i pochi giornalisti che occuperanno la sala stampa,
tutti muniti di mascherina e distanziati. In panchina,
i calciatori seduti distanziati (con un seggiolino
vuoto e uno occupato) e coperti (con mascherina). L'incredibile realtà
che ci potrebbe aspettare si vede sul rettangolo
di gioco. Pochi contrasti, tackle praticamente aboliti,
contrasti di gioco che in molti evitano nel limite
del possibile. Quando tutti sanno che il bello del
calcio è proprio questo: l'agonismo, l'energia
di recuperare un pallone, la foga di fare ripartire
un'azione, il contrasto aereo o la scivolata che
mostrano la caparbietà di un calciatore.
Il culmine, al momento di una segnatura: lo sprigionamento
dell'esultanza senza abbracci, al massimo ci si
sfiora con un gomito e tutti distanziati. Un pegno
triste da pagare, questo succede per non fermare
un campionato. Per non parlare che si gioca senza
spettatori, senza quel cuore pulsante che sprigiona
gioia ed emozioni, che è da stimolo per ogni
calciatore che entra in campo. In pratica viene
a mancare l'essenza del calcio. Questo è
il mondo che ci regala ai tempi del Covid-19: viene
vietata ogni forma di assembramento, pure in una
partita, per quanto complicato va evitato pure in
una gara agonistica. Pura fantascienza, a pensarlo
solo qualche mese fa. La festa del calcio, finchè la pandemia non si sarà esaurita, deve limitarsi
a queste regole feree. Scusate, siamo seri: per
noi non è calcio. Giocare nella paura e nel
silenzio. Come fa osservare qualcuno, come si fa
ad assistere a certe pagliacciate. Innanzitutto
le partite senza tifosi sono insignificanti. Oltretutto
è inutile evidenziare il fatto delle distanze
da rispettare in panchina e poi in campo il pallone
lo toccano tutti, tra contrasti e scontri di gioco.
In tanti dicono che è una commedia. Non esultare
senza abbracci in uno sport di contatto. Tanto vale
non giocare, non ha senso. Questo calcio così
non ha nulla da dirci. Pertanto è giusto
fermare il calcio qui. Tutto rimandato a settembre.
Aspettando tempi migliori.
• 14
MAGGIO 2020 Pascolini:
"Mi manca l'adrenalina sul campo. Lamanna
il più forte. Ravaglia e pure Zanellati..."
Da
un paio di giorni stiamo parlando di portieri. Con
chi di meglio possiamo parlarne? Precisamente con
Giovanni Pascolini, il preparatore dei portieri,
da venti stagioni in rossoblù (con 660 gettoni,
un vero record). Partiamo da Eugenio Lamanna, è
il portiere più forte allenato, si può
dire? "Non è un caso che è
finito a giocare in serie A con il Genoa. Questo
vuol dire qualcosa. Quindi sì, confermo.
Fare il nome di Lamanna oggi può sembrare
semplice: ho lavorato con tanti giovani che mi hanno
lasciato qualcosa (come Vecchini, Zandrini, Volpe
e tanti altri). Ma Eugenio è stato l'apice
e ha avuto un grande pregio: con la sua calma, con
la sua freddezza e la sua intelligenza è
riuscito a calcare grandi palcoscenici".
In questi giorni si è parlato di quel biennio
favoloso con l'approdo in serie B, tutti raccontano
che era come una famiglia, ma era proprio così?
"Sicuramente, era così. C'era un
gruppo che lavorava, quando parlo di gruppo intendo
proprio tutti, dal magazziniere all'allenatore.
Tutti con lo stesso intento, con la società
che ha supportato questo gruppo. Ragazzi che sapevano
cosa fare. L'unità di spogliatoio ha saputo
sopperire anche le difficoltà".
E in molti ricordano l'apporto di Torrente, è
stato fondamentale: è così? "Con
Vincenzo, oltre che un rapporto professionale, esiste
un legame di profonda amicizia che ci lega. Lo stimo
perchè è una persona squisita, non
è valida ma stra-valida: se viene messo nelle
condizioni di lavorare, può dare molto. Specialmente
con una logica di costruzione". Perciò,
l'idea di vedere confermati Torrente e Giammarioli
per la prossima stagione può essere plausibile?
"Penso che spetta alla società dare
le linee guida calcistiche in tal senso. Perciò
spetta a loro dare le indicazioni del caso".
Tornando ai portieri. L'altro giorno ha parlato
Federico Ravaglia, un giudizio su di lui? "Ma
vorrei fare una premessa. Parlo di Ravaglia ma pure
di Zanellati. Inizialmente c'è stato un ballottaggio,
posso aggiungere che sono due portieri che a me
piacciono tanto. Nel senso che è un piacere
poterci lavorare, riescono a capire quando ti proponi,
perciò li reputo due titolari. Ma nel calcio
ne gioca uno solo. Se un domani Ravaglia dovesse
fare carriera andando altrove (con il Bologna in
A), vi assicuro che io punterei tutto su Zanellati:
entrambi sono validi tecnicamente, tatticamente
e potenzialmente. Sono cresciuti tanto, mi hanno
dato soddisfazioni". Poi Ravaglia ha parlato
che Gomez e Coda hanno portato esperienza e qualità,
è così? "Assolutamente sì.
Coda lo conoscevo dai tempi di Parma. Con Gomez
invece non metto una mano, ma le metto tutte e due
sul fuoco: è un ragazzo straordinario e intelligente,
averlo conosciuto e averlo ritrovato è stato
eccezionale: è sempre umile, al top fa sempre
la differenza". Questo momento di lockdown
come lo vive? "Il calcio mi manca. Mi manca
il contatto con lo staff, con i calciatori, con
lo staff sanitario, con i magazzinieri, con tutti.
Manca l'adrenalina del campo. Ma la situazione a
livello sanitario non è stata rosea e in
prospettiva non è molto chiara. Mi trovo
d'accordo per lo stop al campionato. La salute delle
vite umane c'è di mezzo, perciò tutto
il resto passa in secondo piano. Oltretutto il protocollo
è difficoltoso da seguire, anche i medici
di serie A si pongono forti dubbi, figuriamoci in
serie C con dei costi tra l'altro improponibili".
• 13
MAGGIO 2020 Ravaglia:
"Inizio difficile, poi un torneo soddisfacente.
Quella parata a Caracciolo. E Buffon..."
Da
portiere a portiere. Ieri abbiamo intervistato in
esclusiva Eugenio Lamanna (vedasi il precedente
articolo). Oggi parla dalle mura domestiche il portiere
Federico Ravaglia: "Con mio fratello gemello
siamo cresciuti amando il calcio guardando Buffon
e Del Piero, ovviamente io seguivo il portiere.
Da bolognese per me è stato bellissimo fare
la la trafila nelle giovanili con il Bologna. Come
quando fui convocato per la prima volta in panchina
in serie A contro il Cagliari, una grande emozione.
Tuttavia mi ricordo ancora Bologna-Milan quando
mi trovai davanti Gigi Donnarumma: volevo chiedergli
la maglia, ma poi tentennai, al di là di
ciò con lui ci scambiammo in mezzo al campo
un abbraccio e questo episodio lo ricordo ancora
con grande piacere". Così si esprime
tramite youtube per il canale social ufficiale della
Gubbio Calcio. Poi Ravaglia ricorda l'avventura
in C: "La prima esperienza fuori casa è
stata formativa. Esperienza importante nel Sudtirol
e posso dire che mi sono trovato benissimo in un
ambiente come Bolzano: grandi strutture e impianti,
oltre che si sta molto bene in città".
Tuttavia un portiere, avrà pure un pregio
e un difetto, o no? "Sfrutto al meglio le
uscite alte, così sono agevolato tenendo
conto della mia altezza. Un difetto quando devo
giostrare la palla con i piedi". Dalla
scorsa estate è arrivato a Gubbio. Prima
in campo si è visto il dualismo con Zanellati.
Però, poi, Ravaglia si è ritagliato
in pianta stabile il posto da titolare. Giusto?
"Sono arrivato carico e motivato. Avevo
parlato con il trainer Guidi, mi spiegò il
progetto, e quindi sono partito entusiasta perchè
sapevo che potevo ritagliarmi il mio spazio giocando
con più continuità. Invece all'inizio
proprio del campionato è avvenuto qualcosa
di diverso. É stato un inizio difficile,
soprattutto per via di questa alternanza tra noi
portieri. Per fortuna partendo dalla partita contro
il Rimini è cominciato un altro vero percorso
e così per me è iniziato un altro
campionato". Fino allo stop, come considera
il suo cammino? "Direi soddisfacente. A
livello personale ma anche a livello di squadra.
Diciamo che c'è stato un inizio di campionato
difficile perchè nelle prime undici partite
non si è mai vinto. Però poi siamo
stati bravi a tornare in carreggiata e credo che
dal girone di ritorno siamo stati efficaci a risollevarci
in classifica. Non nego che gli arrivi di Juanito
Gomez e Coda ci hanno aiutato tantissimo: abbinano
esperienza e qualità. La parata più
bella? Quando sono riuscito a neutralizzare il rigore
all'Airone Caracciolo, con una doppia parata dopo
una prima respinta. Un sogno nel cassetto? Tornare
al Bologna e poter giocare in serie A".
• 12
MAGGIO 2020 Lamanna:
"Eravamo una famiglia. Oggi su un gruppo
whatsapp. Torrente e Giammarioli..."
Periodo
senza calcio, tempo di ricordi e che ricordi. Un
altro protagonista, che poi è finito in serie
A. Tutti lo ricordano, inevitabilmente. Così
parliamo con Eugenio Lamanna. Allora, rievocando
ora il nono anniversario di quella promozione in
serie B? "Ci sentiamo anche oggi con un
gruppo whatsapp tra noi, sempre bello. Abbiamo letto
pure l'intervista di Borghese su Gubbiofans, molto
bella. Ci crea a tutti noi una bella sensazione.
In squadra ci trovavamo come nelle migliori famiglie,
tutti ragazzi poi che remavano verso la stessa direzione.
Età media bassa, ma era un bel gruppo pure
fuori dal campo e questo ci ha aiutato. Per questo
saluto tutta la città di Gubbio e soprattutto
i miei compagni che solo a ricordarli è sempre
un'emozione". Un'escalation di sensazioni,
due promozioni di fila, ma è così?
"Assolutamente sì. Forse il momento
clou negli ultimi minuti con la Paganese (l'8 maggio
2011 ndr) quando tutti noi eravamo trepidanti aspettando
il triplice fischio per festeggiare. Momenti emozionanti
che ancora oggi sono difficili da descrivere".
Due flash, due parate decisive di Lamanna, due rigori
neutralizzati al Barbetti: uno nella finale playoff
con il San Marino su Cesca (gara vinta 2-0) e uno
con l'Alessandria su Artico (gara vinta per 1-0
con tiro-bomba di Daud). Che ne pensi? "Parare
un rigore già è speciale, perciò
figuriamoci quando avviene in certe occasioni perchè
ci hanno portato a dei risultati inimmaginabili.
Sensazioni rare come in altre partite, come in quella
rimonta contro lo Spezia (per 2-1 ndr). Tanti gesti
messi assieme ci condussero verso un successo
così straordinario. Ricordo tanti gol, tanti
recuperi e azioni difensive, le lotte a centrocampo,
ho in mente ogni minimo particolare. Tutti noi ci
ricordiamo volentieri tutto, sempre". L'allenatore
Torrente fu determinante, fu davvero così?
"Al di là che mi portò proprio
a Gubbio, a lui devo davvero tanto. Dico questo
perchè ci dava sempre fiducia e mi ha permesso
di esprimermi al massimo: in quattro anni, pure
a Bari, con Torrente sono cresciuto tanto sotto
tanti aspetti e mi riferisco al fatto che cominciai
a giocare con la palla da dietro. Mi insegnò
pure in questo. Grande stima da parte sua verso
di me: è ricambiata e non posso che ringraziarlo.
Ma la bravura di Torrente di certo non la scopro
io". Pensare che Torrente e Giammarioli,
ad oggi, sono a Gubbio: "Ed io dico che
è una bellissima cosa. Da quando sono ritornati
loro, la squadra ha fatto un ottimo percorso. Credo
che con entrambi si può fare anche meglio,
già dall'anno prossimo: è gente di
esperienza e sanno come si fanno le cose. Chissà,
può essere l'inizio di qualcosa di bello".
Tanti di voi, poi finirono nella massima serie:
Juanito Gomez con l'Hellas Verona ha segnato per
due volte a Buffon alla Juve; Lamanna con il Genoa
ha parato un rigore al bomber Tevez della Juve.
Da brividi o no? "Mi ricordo ancora una
frase che mi disse Albano Benjamin Bizzarri: «Con
il tempo ho imparato a godermi il momento: in qualsiasi
categoria ti trovi è speciale». Credo
che in quel momento lì, davanti a Tevez,
ero entrato per dare il massimo e fui ripagato con
tanta gioia in un palcoscenico importante. Un sogno
realizzato che mi portavo dietro da bambino: emozione
bellissima". Ora Lamanna è al Monza,
una società da serie A, con una squadra molto
forte, primatocon merito, tutto perfetto, vero?
"Sono fortunato di esserci. Quando parlai
con il dottor Galliani e con il direttore Antonelli,
capii subito di cosa stavamo parlando. Dalle parole
ci sono stati subito i fatti: una società
con personaggi che non hanno bisogno di presentazioni,
come Berlusconi. Migliorie allo stadio e alle strutture
sportive in poco tempo, una società amata
nel territorio perchè fa davvero tanto e
non va mai dimenticato. Poi si è costruita
una squadra di calciatori forti, formata di persone
per bene. Tutte hanno a cuore in quello che si fa,
è bello farne parte. Dedizione massima, una mentalità che poi ha fatto la differenza".
• 11
MAGGIO 2020 Gubbio:
contratti o non contratti, ecco la situazione globale.
Legame con nove, in quindici...
In
attesa dello stop definitivo del campionato, che
deve essere ratificato dal Consiglio Federale dopo
l'orientamento della Lega di serie C, facciamo il
punto della situazione di quello che può
succedere una volta che sarà il momento di
progettare il prossimo futuro. Perciò, con
la pratica in sospeso, per quanto riguarda anche
la possibile conferma di Torrente e Giammarioli,
elenchiamo nel dettaglio i nomi dei contrattualizzati
in casa Gubbio. Sono legati anche per la prossima
stagione con i colori rossoblù nove calciatori.
Sono nell'ordine i difensori Cinaglia, Bacchetti,
Konate, Rafa Munoz e Filippini, il centrocampista
El Hilali, il fantasista Sbaffo e l'attaccante De
Silvestro. Tutti questi appena elencati avevano
firmato la scorsa estate un contratto biennale.
In aggiunta a questi otto, citiamo il centrocampista
Bangu che è legato con il Gubbio addirittura
fino a giugno 2022 (la scorsa estate infatti il
mediano congolese aveva firmato un triennale). Tutti
calciatori che fino adesso facevano parte del gruppo di Torrente, tranne Sbaffo che a gennaio
era stato girato in prestito all'Arzignano Valchiampo,
dove ha totalizzato tre presenze e zero gol prima
dello stop forzato dei campionati. Nella scorsa
estate del 2019 c'erano altri calciatori che avevano
firmato contratti biennali, ma a gennaio sono stati
ceduti definitivamente: stiamo parlando dell'attaccante
Sorrentino che è finito al Renate (contratto
fino al 2022), il mediano Cenciarelli che è
stato ingaggiato dalla Sambenedettese, oltre agli
attaccanti ceduti come Cesaretti (che si era legato
al Gubbio con un annuale, poi finito alla Cavese),
Manconi (girato in prestito alla Giana Erminio dal
Perugia) e Battista (ceduto a livello definitivo
alla Vibonese). Per il resto sono in scadenza di
contratto 15 calciatori per legami diversi. In pratica
a giugno scadranno i prestiti dei portieri Ravaglia
e Zanellati (rispettivamente con Bologna e Torino),
del difensore Zanoni (era del Modena), dei centrocampisti
Lakti e Meli (della Fiorentina) e con l'attaccante
Dubickas (del Lecce). In scadenza di contratto (senza
vincoli con altre società) ci sono invece
i difensori Coda e Maini, poi i centrocampisti Benedetti,
Bove, Malaccari, Megelaitis, Ricci, per finire gli
attaccanti Juanito Gomez e Tavernelli. Ecco tutto. Quando si tornerà a parlare
di calcio vero, di tattica, di possibili trattative
future, di strategie di calciomercato, saranno questi
i primi nodi da affrontare.
• 09
MAGGIO 2020 Notari:
"Per me stop e... non ne voglio sapere nulla.
Il futuro più avanti, ora solo supposizioni"
Dopo
l'assemblea della Lega con tutti i presidenti di
serie C, parliamo a tutto campo con il patron dei
rossoblù Sauro Notari. All'unanimità
si è deciso che il campionato si ferma qui.
Vero? "Assolutamente sì.
Su 59 votanti ci sono stati 52 favorevoli allo stop,
sei astenuti ed uno contrario. Su tutti i punti
c'era questo accordo, mentre sull'ultimo punto,
quello che riguarda la quarta promozione ho deciso
da parte mia di votare per il merito sportivo. Mi
è sembrato giusto perchè se si è
votato per lo stop al torneo, è altrettanto
logico fermare pure degli eventuali playoff. Allora
tanto vale di finire i campionati sul terreno di
gioco. Credo che sia impossibile giocare in certe
condizioni e oltretutto vedo poca chiarezza".
In altre parole? "Pure il governo non è
chiaro. Un giorno si dice che si vuole fermare,
un altro giorno si vuole riaprire. A livello istituzionale
vedo ancora troppa confusione. Non ci sono le idee
chiare, sotto tanti punti di vista. Pertanto portare
avanti certi discorsi è difficile".
Da come ha detto lei, c'è stato pure un voto
contrario allo stop dei campionati. Non è
così? "Sì, pure sei astenuti.
Di questo, con tutta sincerità non capisco:
qualcuno evidentemente ha cambiato idea, forse entrano
in ballo altri interessi, però la situazione
è questa e certe cose non le ritengo accettabili
soprattutto perchè certe società si
trovano in regioni dove il virus ha colpito più
profondamente". Sulla quarta promozione,
molte le voci discordanti, giusto? "Sì,
ma qualcuno non vuol capire che c'è un problema
sanitario. Ci sono tante di quelle società
in serie C che non sono in grado di seguire certi
protocolli. Capisco pure che ci possono essere degli interessi
economici soprattutto dalle Leghe di serie A e B
che spingono,
ma conta la salute. Attenzione: si rischia
di fare come la pandemia della Spagnola degli anni
'20 dove i decessi furono maggiori in una seconda
mandata del virus. Pure la Ternana nella nostra
regione vuole dare battaglia per poter tornare a
giocare. Ribadisco, io non sono d'accordo e rimango
coerente sulla mia idea iniziale. Non me la sento
di andare in nessun campo e in nessun albergo: non
mando nessuno al macello. Lo reputo un discorso
fuori luogo, da fuori di testa. Se poi ci sarà
una forzatura da parte del Consiglio Federale di ripartire,
io personalmente non mi prendo nessuna responsabiltà".
Cioè? "Sono dell'idea che saranno loro
che si dovranno assumere le responsabilità.
In quel caso alzo le mani, mi metto da parte e loro
faranno ciò che vogliono. Con i presupposti
di oggi, io non vado avanti e non ne voglio sapere
nulla". Perciò tutti i calciatori
del Gubbio resteranno a casa loro?
"Sì sì, tutti a casa loro. Restano
a Gubbio solo Munoz che ha preferito restare in
Italia perchè la situazione in Spagna con
il virus non è semplice, e il capitano Malaccari
perchè è sposato con una ragazza eugubina".
É presto di parlare di futuro, ma una domanda
esce fuori: con Torrente e Giammarioli ha già
parlato di progetti? "No no". Perciò,
vuole aggiungere qualcosa a riguardo? "Ci
sono delle supposizioni. Ci siamo lasciati bene
e speriamo di ripartire bene da dove ci siamo lasciati.
Oggi come oggi di calcio non ne voglio parlare.
Adesso mi preme soprattutto che si superi questa
situazione, ci sono anche dei tesserati in C che
sono stati colpiti tutt'oggi dal virus e che stanno
lottando per sconfiggere questa brutta bestia del
coronavirus. Pertanto è inutile parlare di
futuro, nemmeno ne ho voglia. Quando ci sarà
la risposta definitiva dello stop del campionato,
ci penseremo". Ma c'è
una idea? "In linea di massima Torrente
e Giammarioli dovrebbero essere confermati. Più
avanti, ne parleremo al momento opportuno".
• 08
MAGGIO 2020 Nove
anni fa... si tocca il cielo con un dito. Rievocando
l'8 maggio 2011. Ricordi e le foto
Titolammo:«Sìì...
è Serie B. Piegata la Paganese». Sono
passati nove anni esatti, era domenica 8 maggio
2011. Con uno stadio gremito in ogni ordine di posti:
4200 paganti sulla carta, ma incasso mai comunicato,
per dire che senz'altro saranno stati allo stadio
in cinquemila. Che dire, giorno storico. A magnificient
day. Il Gubbio batte per 3-1 la formazione campana.
In rete Boisfer che apre la pista dopo una azione
corale (tutta di prima) iniziata da Daud, proseguita
da Gomez e Sandreani che ha fornito l'ultimo passaggio
verso il mediano francese che un tiro a fil di palo,
con il piattone destro, insacca in rete. Inizia l'apoteosi
al 33'. Poi è una danza, solo un giro di
lancette (è il 34') e arriva il raddoppio:
con il solito calcio champagne, Galano che serve
Gomez, che fa tutto da solo, salta gli avversari
come birilli e insacca la sfera sotto il sette.
Tutto magico. La ciliegina sulla torta nella ripresa
con la rete di Gomez, stavolta su rigore, procurato
da Bazzoffia. Inizia la festa. E cosa dissero i
protagonisti. Basta scrutare il nostro archivio
news. Le frasi celebri di Gigi Simoni, allora direttore
tecnico: "Emozione continua con una città
mobilitata. Vale come se avessi vinto la Coppa Uefa
come avvenne con l'Inter. L'ambiente è
stato ottimo: la società, l'allenatore, gli
stessi calciatori e inoltre il pubblico ci è
stato sempre vicino anche quando perdevamo qualche
partita di fila. C'è stato un ottimo lavoro
ma piuttosto credo che ci sia stato un vero miracolo.
In carriera per mia fortuna sono
riuscito a vincere un qualcosa di più prestigioso.
Però questa vittoria rimarrà sempre
un evento particolare, una cosa diversa, una cosa
di cui andare orgogliosi".
Mentre il direttore sportivo Stefano Giammarioli
disse: "Siamo passati alla storia, che dire
questo pubblico è stupendo". Il
commento del tecnico VIncenzo Torrente: "É un miracolo sportivo. Basta scorrere
tutti i nomi di tutte le squadre che abbiamo affrontato.
Abbiamo vinto un campionato contro avversarie molto
importanti. Ma in particolar modo abbiamo vinto
con grande merito perchè i risultati sono arrivati
davvero con il bel gioco. E quest'anno (2011 ndr)
è stato ancora più
bello. L'anno scorso (2010 ndr) abbiamo conquistato la Prima
Divisione tramite i playoff; invece quest'anno siamo
andati in serie B direttamente dalla porta principale.
É stupendo. La
passione genuina che esiste in questa città è unica
nel suo genere. Una passione della gente spontanea
e cristallina. Basta vedere anche cosa è successo
nel dopo partita fino in tarda serata in città. É stata una
festa per tutti. Così deve essere il calcio e così
va vissuto il calcio".
• 07
MAGGIO 2020 La
serie C resta al palo. Campionato sospeso, così
si è deciso. Ora spetta alla Figc decidere
Ora
è pressochè certo. Non si riparte.
Il campionato di serie C resta in sospeso e di norma
dovrebbe terminarsi qua la stagione seguente. Un'assemblea
tra tutti i presidenti di serie C in videoconferenza
con il presidente Ghirelli ha portato ad una decisione
unanime. La questione: i campionati di serie C non
ripartiranno e il discorso vale per tutti e tre
i gironi. La stagione 2019/2020 in pratica si può
adesso dichiarare a tutti gli effetti conclusa. Ovviamente
questa è una proposta che sarà inviata
al Consiglio Federale che dovrà esprimersi
in maniera definitiva. Si cerca di arrivare ad una
soluzione condivisa. L'Assemblea ha messo sul piatto
anche la promozione d'ufficio
delle tre capoliste del girone A, B e C: in pratica
così si ritroveranno in serie B dalla prossima stagione
il Monza, Vicenza e Reggina. Si sta valutando anche
il blocco delle retrocessioni nei dilettanti e si
propende di bloccare i ripescaggi dalla serie D.
Non sono invece in pericolo le nove squadre capoliste
proprio della serie D. Ci sarà ancora da
discutere per decidere la quarta promossa: in tal
senso ci sono visioni discordanti, probabilmente
la discussione si protrarrà a lungo. Adesso
entrano in gioco alcune prerogative per decidere,
appunto, la quarta promozione per la cadetteria:
il primo aspetto è quello di premiare il
merito sportivo mentre il secondo aspetto che va
in discussione è di disputare un playoff
anomalo dove deve essere garantita
la massima sicurezza a livello sanitario. Su quest'ultimo
punto, però, in molti stanno storcendo la
bocca. D'altronde il campionato è stato fermato
in virtù anche dal fatto che a certe condizioni
è praticamente
impossibile rispettare un regolamento sanitario stringente
e capillare per tutte le società di serie
C, tant'è che c'è stata una netta
presa di posizione di tutti i medici sociali di
ogni squadra con un preciso input: il protocollo
è inattuabile e nessuno si vuole prendere
le responsabilità. Pertanto, in caso di playoff,
seppur ristretto, potrebbe comportare dei rischi. Proprio per questo motivo la maggioranza dei presidenti
propende di attuare la prima ipotesi, quella del
merito sportivo. Questione che sicuramente surriscalderà
il dibattimento. Adesso bisognerà vedere
come si muoverà la Lega di serie B e quella
dei Dilettanti. L'orientamento è stato tracciato,
ma la decisione finale spetta alla Figc.
• 06
MAGGIO 2020 Maini:
"Mi manca lo spogliatoio, rivoglio la normalità.
Coda uomo spogliatoio. Potevamo..."
Il
difensore Marco Maini, tramite il canale You Tube
per il canale ufficiale della società, parla
lontano dal Barbetti chiuso nelle mura domestiche:
"Finalmente dopo il 4 maggio sono riuscito
a fare un giro in bicicletta qua sui colli bolognesi.
Fino a questo momento stavo studiando perchè
mi sono iscritto all'università in scienze
motorie, poi per passare il tempo guardo il cinema
e tanto divano. A livello calcistico mi ricordo
tutta la trafila con il Bologna quando fui convocato
in prima squadra: per me, da bolognese, era come
andare al Real Madrid. In serie C prima cominciai
ad Ancona, poi mi catapultai nell'avventura con
la Lucchese e mi condusse Baldini che avevo avuto
già a Bologna. Dopo di chè era subentrato
Galderisi, con lui mi trovai molto bene e se adesso
sono a Gubbio lo devo senz'altro a lui: d'altronde
fu proprio Giuseppe a chiamarmi in rossoblù
nel gennaio dello scorso anno". E spiega
che quello è stato un momento di svolta e
dice perchè: "Era un momento non
facile per me perchè dopo una retrocessione
con il Santarcangelo mi sono ritrovato catapultato
nei dilettanti, per questo motivo ringrazio ancora
oggi Galderisi perchè mi ha chiamato a Gubbio".
Ma ecco una constatazione di amarezza: "Non
nego che mi sta mancando tanto il rapporto quotidiano
con lo spogliatoio. Stare in gruppo è veramente
bello. Ormai da oltre due mesi siamo relegati in
casa, mi auguro che tutto questo finisca il prima
possibile. Mi piacerebbe rivivere la normalità".
Cita un uomo spogliatoio: "Importante l'arrivo
di Andrea Coda, sinceramente è un personaggio
che si fa sentire, una persona che ha peso. Ma ci
sono altri ragazzi con i quali è un piacere
scherzare come Bacchetti, Cinaglia o Filippini".
Un accenno sull'attualità: "Siamo
partiti in campionato un po' così così.
Però la squadra era totalmente nuova e non ci conoscevamo tanto tra di noi. In inverno
abbiamo cominciato a carburare e stava andando tutto
bene. Ci trovavamo in una ottima condizione ed ora
potevamo
dare del filo da torcere a tutti. Tutti noi vorremmo tornare a giocare,
la priorità è la salute".
• 05
MAGGIO 2020 Giacometti:
"Grazie tifosi per i voti. Avrei voluto
giocare con Di Felice. Ma Cipolla e Parisi..."
Il
calciatore con più presenze in maglia rossoblù.
Per quattordici anni in maglia eugubina. É
stato tra quelli votati nella Top Undici dai tifosi.
Stiamo parlando di Alessandro Giacometti. Che ne
dice? "Non nego che sono rimasto sorpreso.
Fa molto piacere. La lunga militanza ha premiato:
409 presenze solo in campionato, 450 in partite
ufficiali. Sono rimasto in rossoblù tanti
anni perchè ho ricevuto affetto e stima.
Ho avuto diversi presidenti, direttori sportivi
e allenatori insomma". Appunto chi ricorda
di più come diesse? "Cito Sfrappa
e dico perchè: con lui un grande percorso
fino ai professionisti con due promozioni, mi ha
dato fiducia nella mia rinascita sportiva. Poi vorrei
menzionare Crespini perchè lo reputo tutt'oggi,
al di là della sua grande competenza, un
direttore sportivo di un'altra categoria, pure superiore
alla serie C". Mentre come allenatore?
"Diciamo che a livello di risultati mi ricordo
Acori, Alessandrini e Galderisi. In particolar modo
cito Acori perchè con lui avevo stravinto
il torneo di serie D e grazie a lui per la prima
volta mi sono affacciato al professionismo: mi diede
fiducia in questa nuova dimensione da capitano".
Un'amarezza? "Non aver disputato la finale
di ritorno dei playoff a Rimini nel 2003".
La partita più bella? "Quella in
casa contro la Fiorentina sempre nel 2003, quando
marcai il cannoniere Riganò e la partita
finì 0-0. Fu una partita perfetta, o quasi.
Quel quasi lo dico perchè se in quell'occasione
Cipolla fosse riuscito a segnare quel rigore nel
finale ci sarebbe stata l'apoteosi. Però
ci fu una prestazione perfetta corale da parte di
tutta la squadra". Cipolla, un grande,
vero? "Mi ricordo che fu una grande scoperta
del diesse Crespini: giocava nei dilettanti, ma
quello fu l'esempio di quanti calciatori bravi giocano
pure nelle categorie inferiori. Tutti se lo ricordano
a Gubbio, è palese che è stato uno
dei più grandi attaccanti degli ultimi decenni
che sono passati in rossoblù. Tuttavia come
ex compagno di squadra vorrei citare anche Parisi:
in base alle sue grandi qualità, credo che
nella sua carriera abbia raccolto troppo poco. Il
calcio talvolta è strano". Nella
Top Undici, come coppia centrale difensiva è
con Borghese, un commento? "Non so come
sarebbe andata a finire nel concreto, lascio tutto
nell'immaginario dei tifosi. Di sicuro Borghese
ha lasciato un segno importante: fu affidabile ed
era giovane, in quella stagione toccò il
top perchè segnò anche diversi gol
risolvendo gare importanti e portando punti pesanti.
Con quella sicurezza, sicuramente, mi sarei trovato
bene". Però di questa Top Undici,
con quale calciatore ti sarebbe piaciuto giocare
insieme? "Con Candido Di Felice: ero ancora
piccolino, volevo diventare un vero calciatore e
all'epoca proprio il fantasista aquilano faceva
davvero dei numeri che tutti noi ricordiamo. Sarebbe
stato fantastico giocare con Di Felice in campo.
Voglio dire, per ricordarmelo ancora dopo tutti
questi anni, qualcosa vorrà dire".
Adesso invece c'è la coppia Giammarioli e
Torrente, un suo giudizio? "Ripetersi non
è mai facile, ma è il mio augurio.
Ma dal punto di vista mio, da vecchio addetto ai
lavori, posso dire che si vede che è una
coppia affiatata. Sono di grande livello: per il
Gubbio di questo momento sono entrambi il top".
Perciò ci punterebbe pure per il prossimo
anno? "Il presidente Notari è stato
bravo a scegliere riportandoli a Gubbio. Quindi
rispondo assolutamente sì: una coppia di
assoluta affidabilità, esperta e molto competente".
• 04
MAGGIO 2020 Torrente:
"Studio alcuni calciatori, ma la base c'è...
servirà qualità ma niente stravolgimenti"
Eleven
home, eleven sports. Il portale web d'eccellenza
della terza serie che trasmette le partite in diretta
in streaming, concede ampio spazio al tecnico rossoblù
Vincenzo Torrente, intervistato dalla bellissima
Jolanda De Rienzo. Ecco cosa dice l'allenatore:
"Qualcuno rimarrà scontento se si
dovesse fermare qui il campionato, ma la salute
è la priorità. In tal caso è
giusto che salgono le prime (Monza, Vicenza e Reggina)
perchè hanno meritato dimostrando continuità.
Altresì sarà complicato decidere per
la quarta promozione. Farei un mini-playoff con
le seconde e con la miglior terza classificata dei
tre gironi, giocando su un campo neutro. Al massimo
della sicurezza, però. Capisco tuttavia che
non sarà per niente facile. Il protocollo
visto è inattuabile in serie C, capisco i
medici che non si vogliono prendere certe responsabilità".
Peccato lo stop per un Gubbio che stava facendo
bene: "Sì, ho preso una squadra in
corsa e non è stato facile: all'inizio ho
trovato grandi difficoltà, ho cercato di
dare una certa identità alla compagine. Soprattutto
ho cercato di dare una mentalità diversa,
però non è stato semplice perchè
la squadra non è stata costruita dal sottoscritto.
Per fortuna da gennaio la mentalità è
stata acquisita, con una certa continuità
di prestazioni e risultati. Sette risultati utili,
cosa non da poco. Purtroppo ci siamo fermati sul
momento più bello". Ma c'è
un segreto? "Con i giovani serve un educatore
perchè è basilare per la crescita.
Con i più grandi invece ci sono altre prerogative
perchè bisogna sapere cogliere il vissuto
di ognuno. Per questo motivo non è facile
amalgamare 25 ragazzi in rosa. Un allenatore si
aiuta con le sue idee ed io cerco di insegnare le mie.
Cioè si mette in campo la propria passione e la professionalità". Che ci dice di Juanito
Gomez? "Sono legato, abbiamo vinto due campionati
insieme direi storici. Ha sempre dato un grande
contributo, prima giocando da esterno e poi da punta
centrale. E lì ci fu quella mia intuizione,
fu la fortuna nostra: fece 18 gol, fu determinante
per la promozione in serie B. Quest'anno poi c'è
stata la possibilità di riprenderlo: da gennaio
è tornato il Gomez che conoscevo, è
un calciatore straordinario che è sprecato
per la categoria nonostante l'età di 35 anni".
Il Vicenza? "Ha confermato di essere un'ottima
squadra, allenata da un bravo allenatore, con una
tifoseria calorosa che può fare la serie
A. Meritano il primato". Ma il suo futuro?
"Sono legato con un contratto fino al 2021,
ma credo che adesso sia prematuro parlarne. Sono
tornato per riprovare a riscrivere la storia, insieme
ai tifosi. Questa è la mia motivazione primaria.
Bisognerà vedere in atto le potenzialità
economiche che saranno messe sul piatto. Il presidente
Notari lo sa e in questi cinque anni ha sempre provato
di riportarmi a Gubbio. Ovvio che so che il presidente
vuole creare un progetto ambizioso. Sarebbe troppo
bello rivivere un'impresa. Da parte mia sto studiando
alcuni calciatori pure di serie D, io personalmente
già ci sto lavorando. Una rosa che va migliorata
con calciatori di qualità, ma una base credo
che già ci sia, perciò niente cambiamenti
estremi". Un sogno riavere al fianco Gigi
Simoni? "Magari. Certamente è una
persona che mi ha dato tanto. Un maestro e un grande
saggio. Mi ha insegnato la semplicità del
calcio, talvolta molti allenatori lo vogliono complicare".
• 03
MAGGIO 2020 Focus.
Un domani tutto da scrivere. Futuro: in ballo la
conferma di Giammarioli e Torrente
Quel
problema... ineluttabile. In primis della politica
che non ha saputo pensare al domani. Parliamo di
modernità, di tecnologie, poi basta un virus
che ci mette a terra. Parliamo di democrazia, di
libertà individuali, di diritti, di dignità,
poi in un battibaleno si finisce in dittatura (da
due mesi a questa parte). Una politica che non ha
saputo fronteggiare a dovere una pandemia. Quando
chiunque nel mondo si è era già prodigato
a dire che doveva essere messa sul conto. Purtroppo,
in particolar modo in Italia, ci si muove quando
ormai il fatto è compiuto: vedasi terremoti
(non si fa mai prevenzione), vedasi ponti che cadono
come il Morandi (si rifà nuovo solo quando
ci sono dei morti) e vedasi per ultimo questo virus
(quando c'erano state le avvisaglie con la Sars
e la Spagnola degli anni '20). Senza dimenticare
quello che può comportare una crisi epidemica
a livello economico. Un problema della politica
che non sa pensare al domani. Nessuno si era preparato,
nonostante strumenti moderni rispetto al passato,
anzi negli ultimi dieci anni si sono fatti tagli
importanti alla Sanità, alle Scuole, e via
dicendo, per stare poi dietro ai parametri di una
Europa che al momento del bisogno ti ha voltato
le spalle. Tutte cose che si pagano e si stanno
pagando con terapie intensive strapiene, con tanti
deceduti, con tanti alunni che non possono andare
a scuola perchè le classi sono sovraffollate.
Di conseguenza si mette a terra un intero paese
(bar, ristoranti, negozi di vario genere che chiudono)
e chi viene privilegiato sono sempre i "soliti"
(o i "raccomandati") ai quali lo stipendio
(pure sontuoso) non manca in maniera continuativa. Istruzione,
lavoro e salute: vanno
sempre garantite nei paesi occidentali e in una vera
democrazia.
In Germania e in Usa, la classe dirigente ha stanziato
sui conti correnti di ognuno circa dieci mila euro a fondo perduto per tutti i cittadini, in Italia
invece arrivano briciole e alcuni emolumenti
non sono andati ancora in porto. Però quando
si devono pagare le tasse oppure pagare le bollette,
tutti devono essere precisi nei pagamenti. Tutto
questo succede perchè il potere e la politica
non riescono più a pensare. Politici che
pensano solamente ai propri interessi, solo al proprio
orticello: non è solo questione di una classe dirigente qualitativamente
scadente, da valutare anche che c'è una governance
che non è stata votata alle urne. In democrazia
non esiste. Probabilmente è
colpa di quei cittadini che ancora non distinguono
la realtà dalla ipocrisia: troppi con il
prosciutto agli occhi. D'altronde è un marasma
anche lo sport. Già, in altre nazioni, si
è deciso di chiudere i campionati. In Italia
non è così. Un giorno si riapre, un
giorno si chiude, forse, chissà, vedremo.
In serie C difficilmente si ripartirà. Una
nota del Viminale spiega che a partire dal 4 maggio
saranno consentite le attività degli atleti
di discipline non individuali, evitando però
l'assembramento. Pertanto saranno consentite anche
le attività dello sport di squadra. Non sarà
il caso del Gubbio che - secondo le informazioni
in nostro possesso - non farà rientrare nessun
calciatore nell'impianto eugubino fino ad ordine
contrario. Tutti i medici sociali (delle 60 società
di Lega Pro) sono contrari alla ripresa. Non è
un caso che il presidente Ghirelli ha preso atto,
esternando quanto segue (al Giornale di Vicenza,
poi ripreso da Tuttoc.com): "Sarà il consiglio federale a decidere, poi si dovrà discutere sul meccanismo per la quarta
promozione e trovare una soluzione unitaria sarà quasi impossibile. Di
sicuro si dovrà cercare di arrivare a una decisione che crei meno
dissensi possibili e sia ben ancorata alle regole federali".
Così facendo Monza, Vicenza e Reggina potrebbero
essere promosse in serie B d'ufficio. E poi è
tutto da vedere anche il discorso in casa rossoblù.
Il Ds Giammarioli è in scadenza di contratto
(a giugno) mentre per quanto riguarda il tecnico
Torrente esiste un'opzione di rinnovo per la prossima
stagione in caso di salvezza. Tuttavia la società
- secondo indiscrezioni - sta valutando una conferma
per entrambi.
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